SVILUPPO CREATIVO

post date9 Marzo 2016  •   post categoriesNEWS

 

sviluppo creativo

SVILUPPO CREATIVO

Le sette raccomandazioni proposte da Annamaria Testa per lo sviluppo creativo.

Ancora una volta Annamaria Testa ci aiuta ad esprimere al meglio che cos’è lo sviluppo creativo e come lo si può acquisire ed esprimere al meglio.

1 – Restituire senso alla parola “creatività”
Non è creativo ciò che è strano, o trasgressivo o stravagante o diverso e basta.
Gli italiani, specie i più giovani – ce lo dicono le ricerche-  hanno idee piuttosto confuse in proposito. All’estero non è così. Per accorgersene basta guardare la ricchezza della definizione di “creativity” che offre  en.wikipedia, e confrontarla con alcune definizioni nostrane.
Se si vuole sviluppare la creatività nazionale, bisogna in primo luogo restituire alla parola creatività la sua dimensione progettuale ed etica: creativa è la nuova, efficace soluzione di un problema. E’ la nuova visione che  illumina fenomeni oscuri. E’ la scoperta che apre prospettive fertili. E’ l’intuizione felice dell’imprenditore che intercetta un bisogno o un’opportunità, o l’illuminazione dell’artista che racconta aspetti sconosciuti del mondo e di noi.
In sostanza, creatività è il nuovo che produce qualcosa di buono per una comunità.
E che, essendo tale, ci riempie di meraviglia e gratitudine.

Se non si restituisce alla parola la sua connotazione alta e progettuale, parleremo di un sacco di cose divertenti ma difficilmente riusciremo a combinare qualcosa di utile.

2 – Sottolineare l’aspetto di meta-competenza
Creatività è un atteggiamento mentale. Una maniera di osservare il mondo cogliendo dettagli rilevanti e facendosi domande non ovvie. Uno stile di pensiero che unisce capacità logiche e analogiche ed è orientato a capire, interpretare, produrre risultati positivi. In questa vocazione pragmatica e progettuale sta la differenza tra creatività e fantasia e fantasticheria da un lato, arte di arrangiarsi dall’altro. E sta anche l’impressionante estensione potenziale del pensiero creativo.

Se non consideriamo che la creatività, come l’imparare e il comunicare, è una meta-competenza preliminare al produrre (bene) una quantità di risultati differenti, perdiamo le coordinate del fenomeno e non riusciamo a intercettarne né a trasmetterne l’essenza.

3 – Considerare il complesso delle attività creative
Arti, scienze e tecnologie, impresa, educazione, comunicazione, sport… la creatività sta dappertutto. Alcuni espressioni sono semplicemente più note di altre e hanno maggiore eco mediatica. Ma solo attribuendo pari dignità a ogni gesto creativo, in qualsiasi ambito venga praticato,  possiamo ri-disegnare un paesaggio mentale e costruire un contesto sociale in cui la creatività sia pienamente riconosciuta e valorizzata.

Ambienti favorevoli sono strategici per sviluppare la creatività. Bisogna diffondere la consapevolezza del valore del contributo creativo e trovare modi per riconoscere, incoraggiare e premiare il pensiero creativo in ogni sfera di attività.

4 – Combinare le teorie e le pratiche, connettere  competenze 
Le idee creative nascono dal cortocircuito tra elementi distanti tra loro –in questo sta la magia del pensiero analogico – e fra competenze diverse.  Bisogna costruire reti e occasioni d’incontro – il web è una grandissima opportunità in questo senso- e non separare le teorie e le pratiche ma, anzi, metterle a confronto paragonando sul campo i processi e i metodi, attorno a singoli temi/sfide.

Nell’ultimo secolo sono state prodotte centinaia di teorizzazioni del pensiero creativo e decine di modelli del processo creativo. Se cominciamo a teorizzare sulle teorie non la finiamo più… e perdiamo di vista il nostro argomento.

5 – Dare visibilità agli esempi virtuosi
Non si può “insegnare” a essere creativi (…troppo facile!) ma si può “imparare” ad esserlo. E si impara osservando esempi virtuosi, quasi per contagio. Dietro ogni risultato creativo c’è una sfida affascinante che merita di essere raccontata, e una grande emozione che può essere condivisa.  E le emozioni hanno una forte carica motivante, specie per i ragazzi.

Non organizziamo convegni “sulla” creatività, ma incontri fra persone che ragionano in modo creativo, e tra queste e il pubblico. Diffondiamo l’idea che i creativi sono persone normali che sanno fare cose molto, molto speciali.

6 – Sviluppare il talento, esaltare la competenza, valorizzare la tenacia
Come diceva Edison, la creatività è l’uno per cento di ispirazione e il novantanove per cento di sudore. Senza competenze specifiche è impossibile oggi produrre qualcosa di valido. Senza tenacia il migliore dei talenti non regge la frustrazione connessa con qualsiasi processo creativo e si perde per strada. Tenacia, competenza e talento sono valori da promuovere in ogni ambito.

Non ci sono scorciatoie: il lavoro creativo è tosto. Bisogna dirlo, specie ai ragazzi. Nel secondo dopoguerra, una sola generazione ha ricostruito l’Italia. Dovremmo recuperare quell’energia e quello spirito.

7 – Promuovere l’istruzione e la formazione
Ai tempi di Aristotele, tutto quanto bisognava sapere stava nella memoria di un uomo di buona cultura. Ai tempi di Leonardo, stava almeno nella memoria di Leonardo. O in quella di Pico della Mirandola. Oggi è impossibile sapere tutto, ma bisogna sapere come si fa a sapere. E imparare come si fa a imparare. La sfida, in tempi di complessità, si fa più complessa, e il luogo dove si comincia a vincerla è la scuola. Ma la scuola italiana – ce lo dicono i dati Ocse-Pisa –  comprende aree di eccellenza e aree da migliorare in modo consistente.

La qualità dell’istruzione, dalle elementari all’università, e la diffusione della formazione permanente sono importanti, importanti, importanti, importanti… senza, non si va da nessuna parte. Bisogna dirlo forte, chiaro, senza stancarsi, continuamente, in ogni occasione.

 

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