IL COLORE E LA LUCE

post date28 Maggio 2015  •   post categoriesNEWS

luce e colore

APPROFONDIMENTI SUL COLORE E LA LUCE

il colore non esisterebbe senza la luce, tutto apparirebbe in modo diverso…

Il Colore e la luce sono due fenomeni che spesso vengono considerati in opposizione, altre volte uguali, ma in definitiva sono sempre studiati congiuntamente.

Colore e luce sono talmente legati tra loro da dimenticare quanto siano distinti e quanto le loro relazioni siano cambiate nel corso della storia. Sarà pertanto utile ricostruire, attraverso alcune tappe storiche, l’evoluzione della dipendenza del colore dalla luce.

La fisica servirà da filo conduttore perché in effetti, se ci pensate, quando si cercano informazioni sul colore, le si trovano in genere negli studi sulla storia della luce. E’ del tutto comprensibile, dirà qualcuno, visto che la luce è ciò che rende possibile il colore. Questa argomentazione ha una conseguenza importante: si può pensare che i colori risplendano solo nella luce del giorno e si “spengano” con il calar della notte; questa supposizione porta a pensare che i colori si estendano dal bianco al nero sulla scala di luminosità.

Nell’antichità tutti i grandi filosofi e sapienti consideravano il colore subordinato alla luce, il bianco ed il nero venivano considerati come colori anche se il ruolo di questi colori è particolare, non solo sono i termini estremi di tutta la serie di colori, ma soprattutto da essi scaturiscono tutti gli altri colori, che risultano una mescolanza di bianco e nero in diverse proporzioni.

Aristotele fa il paragone con l’armonia in musica per affermare che certe proporzioni semplici di bianco e nero producono colori più belli.

I colori vennero ordinati in base alla chiarezza (il giallo è il colore più luminoso, quindi è il più vicino al bianco). Per essere più precisi ai nostri giorni i colori vengono analizzati secondo tre parametri: tinta, brillanza e saturazione. La tinta non è stata pensata in rapporto con la sua funzione, ma in funzione della brillantezza, ossia la tinta è sempre stata pensata in quanto tale (rosso, verde, giallo). In altre parole i colori vennero pensati e classificati in funzione di un criterio acromatico, quello della chiarezza.

Tutte queste credenze vennero sfaldate quando Newton nel 1672, separò un fascio di luce bianca in uno spettro di luce colorata. Altri esperimenti con prismi vennero effettuati in precedenza (Cartesio 1637 – Francesco Maria Grimaldi 1665) permettendo di stabilire che ogni colore avesse un angolo di rifrazione diverso.

L’intuizione geniale di Newton consistette nel considerare la luce non omogenea ma eterogenea ossia composta da raggi colorati dotati di angoli di rifrazione diversi. Questa concezione e la sua dimostrazione sperimentale comportano una profonda modifica di concetti di chiarezza e tinta: i colori possono essere quantificati, in quanto si caratterizzano per il loro grado di rifrangibilità.

Si dovette attendere il lavoro di Hermann Ludwig Ferdinand von Helmholtz, alla meta del XIX secolo, perché fossero distinte chiaramente le regole della mescolanza di fasci luminosi (sintesi additiva) e le regole della mescolanza dei pigmenti (sintesi sottrattivi).

Tutto questo per far capire che nell’arte del colore la scienza e la fisica hanno il loro peso soprattutto se l’utilizzo specifico di un determinato colore deve produrre reazioni emotive che conducano a scelte subordinate almessaggio che si vuole esprimere in pubblicità.

 

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