LA CREATIVITA’ E LA CRISI PER EINSTEIN

post date26 Gennaio 2015  •   post categoriesNEWS

einstein
 

NEL RACCONTO DI EINSTEIN,

LA CREATIVITA’, IL MERITO, LA SFIDA E LA CRISI.

 

Sarà per via della linguaccia, di quella faccia che sembra un cartone animato e di un’aneddotica ricchissima (la distrazione, l’antipatia per i calzini). Sarà perché è considerato il più grande fisico di sempre (Newton arriva secondo).
Sarà perché è stato un bambino tardo a parlare, un mediocre studente e, appena pochi anni dopo, un genio straordinariamente precoce (pubblica la Teoria della relatività ristretta appena ventiseienne, nel 1905, in quello che lui definisce il suo annus mirabilis). Sarà per il pacifismo, il socialismo e l’antimilitarismo. Sarà perché perfino al suo cervello “straordinariamente paffuto” sono accadute cose assai strane. O sarà per la sua fede nella scienza unita a un profondo senso del mistero.

Sta di fatto che, nel 1999, Time lo nomina personaggio del secolo certificandone sia l’assoluta rilevanza scientifica, sia la notorietà presso il grande pubblico: tra gli scienziati, Albert Einstein è sicuramente il più pop. Una curiosa pagina di Wikipedia raccoglie diverse evidenze in questo senso e merita un’occhiata.

Ad alimentare il mito pop c’è anche un’infinità di citazioni e aforismi brillanti, paradossali e ricchi di humor. Oggi, però, pubblico qui non l’ennesima citazione, ma un breve brano tratto da Il mondo come io lo vedo (1934). Einstein parla di crisi, di creatività e di cambiamento: tutte cose con le quali abbiamo qualche dimestichezza. E ne parla in modo ispirato e ispiratore.
Vi riporto anche il testo in inglese, se volete confrontarlo con la traduzione italiana che ne ho fatto: la versione che ho trovato in rete è funestata da una virgola assassina e – mi sembra – da qualche altra stranezza. Correzioni e miglioramenti sono, come sempre, più che benvenuti. Buona lettura.

Non possiamo far finta che le cose cambieranno se continuiamo a fare le stesse cose. Una crisi può essere una vera benedizione per qualsiasi persona, per qualsiasi nazione, perché tutte le crisi portano progresso. La creatività nasce dall’angoscia proprio come il giorno nasce dalla notte buia. È nella crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera una crisi supera se stesso, restando insuperato.
Chi incolpa una crisi dei propri fallimenti disprezza il suo talento ed è più interessato ai problemi che alle soluzioni. L’incompetenza è la vera crisi. Il più grande svantaggio delle persone e delle nazioni è la pigrizia con la quale tentano di trovare le soluzioni dei loro problemi. Senza una crisi non c’è sfida. Senza sfide, la vita diventa una routine, una lenta agonia. Non c’è merito senza crisi.
È nella crisi che possiamo realmente mostrare il meglio di noi. Senza una crisi, qualsiasi pressione diventa un tocco leggero. Parlare di una crisi significa propiziarla. Non parlarne è esaltare il conformismo. Lavoriamo duro, invece. Facciamola finita una volta per sempre con l’aspetto davvero tragico della crisi: il non voler lottare per superarla.

Let’s not pretend that things will change if we keep doing the same things. A crisis can be a real blessing to any person, to any nation. For all crises bring progress. Creativity is born from anguish, just like the day is born from the dark night. It’s in crisis that inventiveness is born, as well as discoveries made and big strategies. He who overcomes crisis, overcomes himself, without getting overcome.
He who blames his failure to a crisis neglects his own talent and is more interested in problems than in solutions. Incompetence is the true crisis. The greatest inconvenience of people and nations is the laziness with which they attempt to find the solutions to their problems. There’s no challenge without a crisis. Without challenges, life becomes a routine, a slow agony. There’s no merit without crisis. It’s in the crisis where we can show the very best in us. Without a crisis, any wind becomes a tender touch. To speak about a crisis is to promote it. Not to speak about it is to exalt conformism. Let us work hard instead. Let us stop once and for all the menacing crisis that represents the tragedy of not being willing to overcome it.

Annamaria Testa

 

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